Epifania del Signore, festa della befana

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Pagina pubblicata in data 6 gennaio 2022
Aggiornata il 22 agosto 2022

"L'Epifania tutte le feste porta via" recita l'adagio. L’Epifania del Signore è una festa cristiana che celebra la manifestazione della divinità di Gesù Cristo all’umanità. La parola in greco significa "apparizione" ed è una parola da sempre collegata alla manifestazione di una divinità.

In Occidente si festeggia il 6 gennaio ed è legata alla visita dei "Magi", mentre in Oriente si festeggia il 19 gennaio, ed è legata al battesimo di Gesù.

Il Vangelo di Matteo racconta il viaggio fatto dai Magi, i quali, seguendo una stella giungono a Betlemme per adorare il bambino Gesù.

Nel Vangelo non si fa riferimento al numero dei Magi, né ai loro nomi (Melchiorre, Baldassarre e Gaspare). Mentre si citano i doni. L'oro, simbolo di regalità, l’incenso, riferimento alla divinità, e la mirra, resina aromatica utilizzata nell’antico Egitto per le imbalsamazioni, presagio del sacrificio di Gesù sulla Croce.

Anche la cometa sarebbe il frutto della tradizione: nel Vangelo di Matteo si parla genericamente di una stella.

La festa pagana

Il 6 gennaio non si festeggia solo l'Epifania, ma si celebra anche la festa della "befana". Si tratta di una figura popolare tipicamente italiana, poco conosciuta nel resto del mondo, che affonda le sue radici nei riti propiziatori pagani legati al solstizio d’inverno e al raccolto dell'anno nuovo. Secondo la leggenda, la vecchietta, che durante l’anno abita nelle caverne, a cavallo di una scopa magica nella notte tra il 5 e il 6 gennaio scende per i camini o giù dalle cappe per portare dolciumi ai bambini buoni e carbone invece a quelli più monelli.

Alcuni ricercatori datano l'origine di questa festa al X secolo a.C. (si tratta di un'ipotesi dibattuta). Si concorda sul fatto che nel corso del VI secolo a.C. entrò stabilmente all'interno dei riti propiziatori pagani, rappresentando una sorta di personificazione della natura, o, più specificamente, dell'avvicendamento delle stagioni. In sostanza, la si celebrava nella speranza che l'inverno fosse seguito da raccolti abbondanti e viene da qui la sua iconografia: una vecchia con le vesti logore che è pronta, appunto, a cedere il passo a un nuovo ciclo naturale.

Questo tipo di celebrazione quando venne in contatto con l'antica cultura romana, fu quasi sicuramente integrata all'interno del pantheon politeista. In questo contesto, spesso la figura della vecchia è stata identificata con la figura della dea Diana (la dea lunare della caccia e della vegetazione).

Nelle dodici notti successive al solstizio d'inverno, in un periodo dedicato alle celebrazioni per la rinascita della natura, si credeva che misteriose figure femminili volassero sui campi per propiziare i futuri raccolti, guidate per l'appunto da Diana o da Sàtia (una divinità minore legata al concetto di sazietà). Il mito della "donna volante" sul manico di scopa sarebbe nato da qui.

La figura femminile della vecchia è anche la metafora di Madre Natura, che oramai secca, è pronta ad essere bruciata, per poi rinascere dalle sue ceneri. Associata a questa versione si racconta che prima di morire l'anziana signora passava a distribuire le sementi da piantare durante l’anno successivo.

In molte regioni italiane, in questo periodo, si eseguono diversi riti purificatori durante i quali si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno rumore o si accendono imponenti fuochi. In alcune aree, si costruiscono addirittura dei fantocci di paglia a forma di vecchia che vengono bruciati durante la notte tra il 5 e il 6 gennaio, affinché come una fenice, possa risorgere dalle sue ceneri giovane e forte.

Con l'avvento del cristianesimo la celebrazione di questa figura andò incontro ad una sorte comune a molte pratiche pagane: fu osteggiata e in alcuni casi bollata come frutto di influenze sataniche, cosa che probabilmente condusse all'idea che fosse una strega.

Un vescovo, Epifanio di Salamina (310-403 d.C. circa), si batté per impedire la condanna di questo tipo di riti e per invece assimilarli, previa ripulitura di alcuni elementi pagani e favolistici, nella religione cristiana.

Quando la posizione di Epifanio fu accolta, la festa che celebrava la vecchia signora fu associata a quella dell'Epifania. Secondo una versione religiosa del suo mito, era una vecchia donna alla quale i Magi chiesero indicazioni per raggiungere Gesù.

Si racconta infatti che Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, in viaggio verso Betlemme, incontrarono una vecchia e le chiesero indicazioni sulla strada da percorrere.

Avuta la risposta, le chiesero di unirsi a loro, ma lei declinò l'invito. Subito dopo, pentita di non essere andata con loro, preparò un cesto di dolci da portare in dono e si mise a cercarli senza riuscirci.

Bussò ad ogni porta lungo il proprio cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava nella speranza che fra loro ci fosse il piccolo Gesù. Da allora, per farsi perdonare, gira per il mondo portando dolciumi a tutti i bambini.

Il suo aspetto

Il suo aspetto, col viso grinzoso e pochi denti, un naso prominente e schiena ricurva, si deve alla raffigurazione simbolica dell’anno vecchio, che ci si appresta a morire. Per ripararsi dal freddo, la vecchia indossa gonne lunghe e rattoppate e un grembiule. Usa, infine, calzettoni pesanti e scarpe comode, ma non stivali. Sulle spalle a volte ingobbite ha sempre uno scialle di lana pesante e tutto colorato.

Niente cappello da strega come spesso erroneamente si rappresenta la befana, ma solo uno scialle annodato di stoffa pesante (la cosiddetta pezzóla) o uno sciarpone di lana.

Non è chiaro quando l'iconografia abbia inserito la scopa, ma è probabile che si tratti di un'aggiunta avvenuta nel Basso Medioevo, in riferimento all'idea della pulizia e in senso più ampio della purificazione in vista della nuova stagione

La befana fascista

Nel 1928, il regime fascista introdusse la festività della befana fascista, (poi nota anche come befana del duce o Natale del duce): l’occasione per distribuire regali ai bambini delle classi più povere.

Lo scopo era ovviamente quello di dare visibilità ai fasci femminili e all’opera nazionale del dopolavoro, tanto che l’ideatore Augusto Turati ordinò alle Federazioni provinciali del Partito Nazionale Fascista (PNF) di sollecitare a commercianti, industriali e agricoltori donazioni in occasione della festa, la cui gestione era affidata alle organizzazioni femminili e giovanili fasciste.

"La befana vien di notte con le scarpe tutte rotte col cappello alla romana viva viva la befana!"

Dott. Francesco Russo

Articolo tratto dal sito www.brioweb.eu
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